mercoledì 21 gennaio 2015

LA RIVALUTAZIONE 2014 DEL TFR SUBISCE L’EFFETTO DELLA DEFLAZIONE. MA CONVIENE FARSI LIQUIDARE MENSILMENTE NELLO STIPENDIO?

L'articolo 2120 del codice civile stabilisce che alla fine di ogni anno la quota di Tfr accantonata deve essere rivalutata.
Per determinare il coefficiente di rivalutazione del Tfr si parte dall'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati diffuso ogni mese dall'Istat.
In particolare, si calcola la differenza in percentuale tra il mese di dicembre dell'anno precedente e il mese in cui si effettua la rivalutazione.
Poi si calcola il 75% della differenza, a cui si aggiunge, mensilmente, un tasso fisso di 0,125 (che su base annua è di 1,500).
La somma tra il 75% e il tasso fisso è il coefficiente di rivalutazione per il calcolo del Tfr.


Confrontando l'indice ISTAT dicembre 2013 con quello a dicembre 2014 si è ottenuto un risultato pari a 0.
Pertanto il coefficiente di rivalutazione attuale ammonta a

75% di 0 + 1,50% = 1,50%

Nel dicembre 2013 l'indice fu pari al 1,922535 % e nel dicembre 2012 pari a 3,302885 %

Alla luce di ciò l'accantonamento della liquidazione presso il datore lavoro perde, in questa fase storico-economica, gran parte della sua componente di natura "finanziaria", tanto che ci si potrebbe lasciar tentare dalla possibilità, a partire dal prossimo 1 marzo per un periodo di tre anni fino al 30 giugno 2018, di farsi liquidare il Tfr in busta paga mensilmente, come previsto dalla Legge di Stabilità 2015.
Va tuttavia ricordato che il Governo ha deciso di tassare la quota di Tfr in busta paga come se questa andasse a integrare lo stipendio e dunque applicando le aliquote Irpef ordinarie in luogo di quelle speciali e più favorevoli previste sulla liquidazione del Tfr o delle sue anticipazioni.
L'anticipo del Tfr in busta paga andrebbe pertanto a costituire sì una maggior e immediata liquidità, ma soprattutto un aggravio fiscale per i lavoratori dipendenti.

E allora?
La risposta ovviamente non può prescindere dalle singole situazioni economiche: se si ha bisogno di qualche decina di euro in più al mese ogni considerazione è superflua.
In caso contrario riteniamo che la risposta sia nel sondaggio della Confesercenti. Solo il 18% dei dipendenti privati italiani sceglierà di avere il Tfr in busta paga, a fronte del 67% che invece continuerà a lasciare accumulare il suo trattamento di fine rapporto nell'impresa in cui lavora.

Vox populi, vox dei...